Commercio, scioperi di facciata invece di lottare per i diritti

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Respingiamo la passerella di chi mai ha lottato insieme a noi per orario, sicurezza e stipendio. 

Oggi leggiamo il lancio di una giornata di sciopero nazionale a tutela di salario, orario e diritti visto il fallimento della “posizione equilibrata” tenuta fin qui.

Lancio effettuato proprio da quelle sigle sindacali che della posizione equilibrata ne hanno fatto un’arma contro i lavoratori. Gli ultimi Ccnl aumentano la possibilità di ricorso alla flessibilità da parte delle aziende, cancellano il pagamento della malattia dopo il terzo evento e di fatto, attraverso tecnicismi, è stato aumentato l’orario di lavoro, abbassando lo stipendio.

I Contratti sono scaduti dal 2019 e in tutto questo tempo la discussione è stata ostaggio delle lamentele dei datori sulla loro perdita di profitto.

Sappiamo bene come durante il periodo Covid, con i Contratti già scaduti, centri commerciali e supermercati erano presi d’assalto, con un aumento delle vendite del 10.7%, se non bastasse il caro prezzi dovuto a guerra e inflazione ha portato un aumento di guadagno pari al 9.6%. Intanto che i sindacati lanciavano 30 euro al mese in busta paga come grande successo, noi siamo costretti a lavorare con turni spezzati, con uno stacco di tre ore fra mattina e pomeriggio, senza la possibilità di tornare nella propria abitazione, si vive fuori dai punti vendita.

C’è la Domenica però per riposarsi.

Ah no, è stata resa obbligatoria, poco importa che siano solo alcune l’anno, c’è la posizione equilibrata che chiede di farle tutte.

Il lavoro festivo d’altronde è solo su base volontaria, ma come fai a rifiutare, neanche ci viene chiesto, siamo direttamente messi in turno, del resto la posizione equilibrata va mantenuta.

Il padrone ringrazia e non dimentica, sarà riconoscente, tanto da assumerci a part time, in somministrazione, tramite cooperative esterne.

Le ore in più effettuate? Mai pagate, vanno in permessi, poi c’è sempre qualche carenza organica per non concederli. Dopo sei o dodici mesi di contratto, a casa, sotto un altro.

Sono quattro anni che non vediamo cigl-cisl-uil nei punti vendita, le nostre ore di assemblea, ore retribuite, non vengono richieste.

La posizione equilibrata non è stata mai discussa e noi la rigettiamo al mittente.

Non ci serve un inutile sciopero formale, lanciato da sigle passive e scodinzolanti, che non indicano nemmeno il giorno, sperando di poterlo revocare appena le aziende allungano briciole, per i lavoratori ovviamente, non certo per chi cerca di venderli.

Il vostro equilibrio è stata la nostra sconfitta, non faremo passerelle di piazza, occupiamo i punti vendita e ci riappropriamo di quello che è nostro.

COBAS lavoro privato – Settore Commercio

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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