Tassazioni dei grandi capitali? Nemmeno per sogno! Tremonti tassa le cause di lavoro!

Nell'Italia, cosiddetta Repubblica fondata sul lavoro, lo scorso 6 Luglio il governo ha emanato il decreto legge n.98/2011, che contiene, al comma 6 dell’ art. 37, una norma che cancella la gratuità del processo attivato dai lavoratori in tema di lavoro, assistenza e previdenza. Una norma, sulla costituzionalità della quale i giuristi hanno già espresso pareri negativi.

Fino a oggi era possibile a titolo gratuito promuovere una causa contro il proprio datore di lavoro (per vari motivi, tra i quali il mancato riconoscimento dei contributi, il mancato rispetto del contratto nazionale, il sotto inquadramento professionale, ecc.). Così, se il reddito da lavoro dipendente supera 21.256,32 annui lordi (da cumulare con quello dei conviventi o familiari), cioè una miseria, una soglia pensata per scoraggiare dal fare causa la grandissima parte dei lavoratori e delle lavoratrici, si paga una tassa per il solo deposito del ricorso in tribunale. In questo modo, si viene messi in condizione di rassegnarsi, di non rivendicare in sede giudiziaria i diritti negati. E attenzione: parliamo, solo nella Pubblica Amministrazione, di migliaia di lavoratori e lavoratrici. Senza contare che la tassa imposta ai lavoratori sarà aggiornata periodicamente, quindi aumenterà anno dopo anno, come già avviene per gli altri tipi di contenzioso (il Dl. n. 89 ha aumentato la tassa di circa il 20%). Questo provvedimento, come lo stesso famigerato “Collegato lavoro” entrato in vigore mesi fa, vuole cancellare ogni residuo diritto per i lavoratori, impedire loro di chiedere giustizia nelle sedi giudiziarie, costruendo una giustizia e un diritto processuale per le cause di lavoro a uso e consumo dei padroni e dei governi.

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