Il governo, dopo lo sciopero plebiscitario degli scrutini, prende altri ceffoni elettorali.

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Non ha la maggioranza né in Commissione (dove voterà stanotte e domani) né in Aula, ma prosegue la sua distruttiva e suicida “campagna di Russia”. Renzi, sei circondato: arrenditi!

Domani, 17 giugno, proteste in tutta Italia: a Roma manifestazione al Pantheon (ore 17) per il ritiro del Ddl “cattiva scuola”

Ci dicono che Matteo Renzi, frastornato dai ripetuti schiaffoni elettorali e dal clamoroso calo di consensi, intenderebbe addirittura mettere la fiducia sul Ddl “cattiva scuola”, a costo di far saltare il governo ed andare a catastrofiche – per lui e il PD - elezioni politiche. Per certi versi si può capire lo sbandamento del Grande Imbonitore.

Era riuscito a far passare senza danni provvedimenti pesantissimi come il Jobs Act, l’Italicum ultra-maggioritario, la semi-cancellazione del Senato: e all’improvviso il mondo della scuola ha innescato una ribellione con pochissimi precedenti che, oltre ad essere stata la causa principale dei tracolli elettorali PD, ha messo a nudo la fragilità e il dilettantismo del governo. In effetti la scuola è un mondo non facilmente comprensibile: alterna fasi di letargo e immensa sopportazione a improvvisi e clamorosi moti di rivolta, plebiscitari e potenti, capaci di trascinare parti rilevanti della società. E non parliamo del “solito” ’68 o simili: ci riferiamo ai lavoratori/trici dell’istruzione che inaspettatamente buttarono per aria la pax democristiana nel 1987-8, con la nascita dei COBAS e la ribellione di centinaia di migliaia di docenti contro la gestione governativa della scuola; o che si rivoltarono contro il “concorsaccio” del 2000, provocando non solo la caduta del ministro Berlinguer, ma la sconfitta elettorale (anche allora alle Regionali) del governo e le dimissioni del presidente del Consiglio D’Alema.

Ciò che inganna i governanti a proposito della scuola è la sua capacità di assorbimento e adattamento anche di fronte a pratiche altrove inaccettabili. Ad esempio docenti ed Ata hanno sopportato la perdita di circa il 25% del salario in un ventennio; il blocco del contratti per otto anni (che ancora prosegue) e quello degli scatti di anzianità; i ridicoli quiz Invalsi come metro di valutazione; l’ingigantimento dei poteri dei presidi, l’immiserimento materiale e culturale dell’istruzione pubblica. Ma alcune cose per gli insegnanti restano intollerabili: perdere la libertà di insegnamento; essere giudicati da colleghi o presidi che non hanno alcun titolo più di loro; essere assunti o licenziati a insindacabile giudizio di un preside-padrone; ricevere premi o punizioni in base alla fedeltà al suddetto “padrone” e al suo staff. E’ incredibile che nessuno/a abbia ricordato tali inoppugnabili costanti dell’atteggiamento docente a Renzi.

Che, però, è stato anche accecato dalla sua enorme presunzione e arroganza che gli hanno fatto ignorare il consenso oceanico degli scioperi di maggio e di giugno. E a questo punto perseverare sarebbe peggio che diabolico per Renzi e il suo governo: si tratterebbe di un suicidio programmato, una sorta di insistenza in una personale “campagna di Russia” senza possibilità di vittoria. Perché, quand’anche il governo raccattasse i voti per approvare il Ddl, esso sarebbe inapplicabile nelle scuole, ove da settembre inizierebbe una guerriglia “vietnamita” che travolgerebbe i presidi-padroni e le velleità governative. Senza contare che l’influenza elettorale del mondo della scuola, come si è confermato in questi giorni, va ben al di là di essa e per Renzi durerebbe, in negativo, almeno fino al 2018 (sempre che il suo governo ci arrivi). Dunque, Renzi, prendine atto:sei circondato, arrenditi! Te lo grideremo forte domani,con iniziative unitarie in tutta Italia per il ritiro del Ddl e per un decreto per l’assunzione stabile dei precari. A Roma (ore 17) si terrà al Pantheon una manifestazione con la partecipazione dei COBAS, degli altri sindacati che hanno indetto gli scioperi, di  RSU, di strutture studentesche e di genitori e di numerosi senatori/trici che si oppongono al nefasto Ddl e ad una scuola dominata da presidi padroni.

 

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

16 giugno 2015

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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