DICIAMO NO ALLA “LOTTERIA DELL’ELEMOSINA”

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In questi tre mesi di pandemia il governo ha costantemente snocciolato cifre relative alla distribuzione di milioni di euro tali da dare la sensazione di vivere in una " lotteria Italia", che però come una “lotteria" premia in modo diseguale e non vede tutti beneficiari".

Purtroppo la realtà è una sola: ai padroni vengono destinati centinaia di miliardi con aiuti economici e sgravi fiscali mentre a lavoratori e lavoratrici, a precari e disoccupati, restano solo le briciole.

Esemplificativi per il padronato: il battere cassa a fondo perduto e la contemporanea distribuzione dei dividendi agli azionisti; la revoca del divieto di concessione di aiuti di stato ad imprese già beneficiarie di prestiti statali percepiti illecitamente ma non rimborsati; la sospensione dei pagamenti dell'IRAP, dell'IRPEF e la copertura statale dei mutui bancari; i prestiti spudorati richiesti da FCA e Atlantia.

Viceversa per la classe lavoratrice e i ceti popolari, il decreto Rilancio non prevede che "miserabile cassintegrazione e sussidi di povertà"; né alcun provvedimento di stop agli sfratti e ai distacchi delle utenze domestiche (acqua-luce-gas), del pagamento degli affitti e delle bollette per i disoccupati, i cassintegrati e per chi ha un reddito familiare sotto il 1200E; così come non prevede il ricalcolo-riduzione del costo degli affitti ,delle bollette e dei mutui.

Per noi il vero rilancio non può che passare attraverso l’attuazione di questi punti essenziali:

  • Necessità di rifinanziare la Sanità Pubblica, non solo per affrontare l'emergenza, ma in funzione della riorganizzazione dell'intero SSN e con il potenziamento delle attività territoriali di prevenzione e cura; con decine di migliaia di assunzioni a tempo indeterminato e lo stop ai Fondi Sanità nei CCNL e agli aiuti alla sanità privata; con aziende pubbliche per la produzione di farmaci indispensabili, attrezzature e presidi sanitari;
  • Riduzione dell'orario di lavoro a 30 ore settimanali a parità di salario e salario-reddito minimo garantiti per tutte/i; eliminazione delle tipologie di lavoro precario, emersione del lavoro nero, uniformità dei contratti, stop ai Fondi Pensione per pensioni dignitose e max a 65 anni; sicurezza del lavoro e divieto di lavorazioni nocive, onde evitare le morti e gli invalidi del lavoro, le malattie professionali;
  • Regolamentazione del "lavoro agile", poiché se tale modalità consente al datore di lavoro grossi risparmi economici in termini di indennità non corrisposte, utenze, manutenzione, canoni di locazione, pulizia dei locali, ecc. essa invece determina l’aumento dell’orario di lavoro per via dell’abbattimento tempi morti e la conseguente saturazione dell’intera giornata con difficoltà a distinguere chiaramente i tempi vita dai tempi lavoro e infine introduce e/o aumenta l’illegittimo controllo a distanza delle prestazioni lavorative.
  • il Rispetto dell’esito del referendum del 2011; stop alle privatizzazioni dei servizi pubblici essenziali e tutela dei beni comuni (acqua, energia, casa, trasporti, rifiuti, istruzione, comunicazione); diritto alla casa e territori risanati, stop a cementificazione-gentrificazioni; stop ad opere inutili e dannose e export-import di armi;
  • Necessità di attuare un modello alternativo di società basata sulla cooperazione sociale-produttiva ecosolidale e sulla democrazia partecipativa: " fuori dal fossile, dalle grandi opere inutili e dannose (come Tav. Trap, Trivellazioni), dal consumo dei suoli, dal ciclo industriale dell'alimentazione con il ripristino dell'agricoltura e allevamento naturali (anche per evitare il riproporsi della trasmissione di virus all'uomo). 

Misure tutte intese a denunciare un sistema predatorio e distruttivo fondato sulla riproduzione esclusiva del profitto a scapito dell'umanità e dell'ecosistema, e ad individuare la necessità di un cambiamento di rotta che l'attuale pandemia ha reso evidente ed urgente.

Roma 25 maggio 2020

 

Cobas Lavoro Privato

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Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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