Dove va l’Unione Europea?

di Roberto Giuliani

GIORNALE

Per sapere dove si va, è bene sapere da dove si proviene e il percorso fatto. Pertanto, sulla UE è ineludibile un breve excursus della genesi e degli sviluppi. L’idea dell’Unione Europea (meglio: degli Stati Uniti d’Europa) ha avuto “padri nobili”, a partire da Victor Hugo, passando per il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, nel 1941.

« Verrà un giorno in cui tutte le nazioni del nostro continente formeranno una fratellanza europea...  in cui dovremo vedere gli Stati Uniti d'America e gli Stati Uniti d'Europa faccia a faccia, allungarsi tra di loro attraverso il mare»(V.Hugo,Conferenza per la pace, 1849)

Dopo vari Trattati ed Accordi (1951,CECA-EURATOM,1958 CEE, Trattato di Roma) l’Unione Europea nasce ufficialmente con il Trattato di Maastricht nel 1992. Nel 2002 nasce la moneta unica e la UEM. Lo Statuto europeo, terminato nel 2004, sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2006, ma i referendum in Francia e nei Paesi Bassi lo bocciarono: seguirono vari accordi per regolamentare il funzionamento della UE, ma lo Statuto non venne più riproposto.

Questa premessa fotografa la situazione della UE, che rimane incompiuta nella sua dimensione politica (né Federazione né Confederazione), mantenendosi quasi esclusivamente sulla dimensione economica e della moneta unica. Due sanguinose e rovinose guerre mondiali testimoniano la bellicosità degli Stati europei e la difficoltà a superare nazionalismi e sovranismi, che ancora persistono nel “vecchio continente”. Dopo la II guerra mondiale, la Pax americana, tra Piano Marshall e basi NATO, pose fine ai conflitti continentali, cementando l’Europa occidentale nel fronteggiamento con il blocco sovietico mentre nei Paesi del Patto di Varsavia, la situazione fu meno “tranquilla” in quanto l’URSS intervenne più volte per riportare all’ordine i Paesi recalcitranti (Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia). Dopo il dissolvimento dell’URSS, i Paesi dell’Est sono entrati nell’orbita della UE e della NATO, non tanto per adesione al modello liberal-democratico, quanto  per sottrarsi alla secolare minaccia russa, sviluppando, come conseguenza della riconquista del l’indipendenza statuale, un forte nazionalismo, ostile a disposizioni sovranazionali che limitino la loro sovranità, divenendo uno dei maggiori ostacoli ad una evoluzione politica della UE.

Fino alla sciagurata decisione di Putin di invadere l’Ucraina, l’Unione Europea, dopo l’uscita della Gran Bretagna – che non aveva mai aderito all’euro – ha avuto come baricentro l’asse franco-tedesco. L’Italia, pur essendo Paese fondatore e seconda potenza manifatturiera, ha avuto un peso limitato nelle scelte della UE a causa del cospicuo debito pubblico, anche se esponenti italiani hanno ricoperto le più alte funzioni nella UE (Prodi, Monti, Draghi, Gentiloni ecc.). La mancata integrazione della Russia nella UE e nella NATO, contestualmente alla determinazione dei Paesi ex Patto di Varsavia di aderire alla NATO, ha avuto come atto culminante il cd Euromaidan ucraino, ossia il rifiuto ad aderire alla UEE (Unione Economica Euroasiatica), proiettandosi verso la UE e la NATO. Fino ad allora, le forniture di gas e petrolio russo a buon prezzo avevano garantito stabilità all’economia europea e, in particolare, alla Germania (che cofinanziò il Nord Stream 2) e all’Italia. L’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni hanno posto fine al monopolio delle forniture energetiche all’Europa da parte russa, che doveva reindirizzare gas, petrolio e carbone verso la Cina e l’India (Power of Siberia 1 e 2).

La guerra, la transizione energetica (riducendo il fabbisogno di energia fossile) e la percezione dell’accerchiamento occidentale, unitamente al rifiuto diel ridimensionamento a potenza regionale, hanno convinto Putin ad andare alla controffensiva sul piano militare e su quello geopolitico, premendo sulla Cina, sull’India e sui BRICS (compresi alcuni Paesi dell’America Latina) per rompere il mondo a guida USA, verso uno scenario multipolare, o meglio bipolare insieme a Paesi “non allineati”, che di fatto riproporrebbe la divisione del mondo in due blocchi. Tale conversione ha come perno essenziale la Cina, che vede di buon occhio un ridimensionamento USA, ma che non può fare a meno del ricco mercato occidentale e, quindi, evita di prendere posizioni traumatiche, seguendo la politica dei “due forni”. La prudente posizione cinese odierna ha evitato una pericolosa e definitiva contrapposizione tra occidente ed Eurasia, ma fino a quando? La “spada di Damocle” Taiwan pende sul mondo.

La crisi ucraina ha portato l’Europa (e l’Italia) a doversi schierare, in alcuni casi “obtorto collo”, a favore dell’Ucraina, in quanto integrata nel Patto Atlantico, riaprendo il dibattito sulla subalternità della UE agli USA. Un ruolo autonomo della UE non è, almeno ora, a portata di mano, per l’adesione alla NATO, anche se, a dire di molti, la UE dovrebbe dotarsi di un esercito "indipendente" dagli USA. Attualmente, la UE conta su una forza di pronto intervento, costituita da 19 Paesi, che devono mettere a disposizione ciascuno 1.500 militari, per un totale di 28.500 unità. Ma la creazione di un vero esercito europeo comporterebbe ben altro impegno, con un enorme aumento di una spesa militare già rilevante e, soprattutto, andrebbe contro le idee pacifiste, ben diffuse un po' in tutta Europa, di chi si batte contro la NATO e il militarismo.

Resta una domanda cruciale: in un mondo sempre più bellicoso e orientato a cercare nella guerra le soluzioni politiche, invece che con normali strumenti pacifici, la UE può avere davvero un ruolo autonomo, intanto uscendo dalla NATO? Può la UE avere un ruolo di pacificazione dei conflitti solo con la forza della diplomazia? Le risposte autorizzano il massimo scetticismo, in quanto i nostri auspici di un mondo pacifico e giusto devono fare i conti con la cruda realtà delle decine di guerre in atto con sempre maggior virulenza, senza che si intraveda una qualche contro-tendenza. Comunque, per sapere dove andrà la UE, dovremo attendere in ogni caso la fine del conflitto in Ucraina, qualunque sarà il suo esito.

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