Nelle principali città un lavoratore /trice della scuola su cinque ha scioperato contro la legge 107 e gli otto decreti attuativi.

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Decine di migliaia di docenti ed ATA in piazza in 10 città. A Roma cinquemila in corteo dal MIUR al Parlamento.

Mentre il Parlamento sta decidendo se dare parere favorevole agli otto decreti attuativi della legge 107, che il governo Gentiloni ha varato per chiudere definitivamente nella gabbia della “cattiva scuola” docenti, ATA e studenti, i primi dati a nostra disposizione dalle principali città ci dicono che in media un lavoratore/trice della scuola su cinque ha oggi scioperato contro la legge e per il ritiro dei decreti, con moltissime scuole rimaste chiuse in tutta Italia. Decine di migliaia di docenti ed ATA hanno partecipato alle 10 manifestazioni svoltesi a Roma, Cagliari, Palermo, Napoli, Torino, Bologna, Catania, Venezia, Firenze e Bari.

In particolare a Roma cinquemila docenti ed ATA, con una significativa presenza studentesca, hanno portato la protesta della scuola pubblica prima sotto le finestre della ministra Fedeli e poi si sono diretti verso il Parlamento, chiudendo il corteo al Pantheon.

Sia al MIUR sia al Pantheon ci sono stati numerosi interventi delle organizzazioni promotrici dello sciopero (oltre ai Cobas, Unicobas, Anief, Usb e FederAta) e di vari Comitati, Reti e strutture in difesa della scuola pubblica. In tutta Italia la protesta ha riguardato l’insieme dei decreti attuativi, da quello per il futuro reclutamento dei docenti che delinea un infinito percorso di quasi un decennio prima di entrare nella scuola, a quello sul sostegno, che eleva gli attuali limiti di studenti (20 per classe) in presenza di studenti “disabili”, mira a ridurre il numero degli insegnanti di sostegno, per delegare progressivamente tale attività all’intero personale docente; da quello che aggrava la centralità dell’”alternanza scuola-lavoro” - forma sfacciata di apprendistato gratuito e inutile- resa addirittura materia di esame alla Maturità, all’ulteriore rilievo dato agli assurdi quiz Invalsi, obbligatori per essere ammessi alla Maturità e all’esame di Terza media. Docenti ed ATA hanno chiesto anche la cancellazione del famigerato “bonus” per i docenti “meritevoli”, della chiamata/assunzione diretta dei docenti da parte dei presidi e del loro strapotere sull’organico triennale e sulla truffa di un “organico di potenziamento” che ingigantisce la conflittualità tra docenti; e in generale hanno denunciato l’ulteriore dequalificazione del lavoro degli insegnanti, sempre più “manovali culturali” tuttofare, a compimento di un ventennio di immiserimento di una scuola degradata ad azienducola cialtrona, arruffona e clientelare.

Infine, oltre al ritiro delle deleghe, come Cobas abbiamo ribadito nelle 10 manifestazioni le nostre  richieste: 1) la mobilità sia gestita con titolarità su scuola, eliminando la chiamata diretta e gli incarichi triennali decisi dal preside; 2) i fondi del sedicente “merito” , della Carta del docente e del Fondo di istituto siano destinati alla contrattazione nazionale per un aumento che, insieme a rilevanti fondi da stanziare,  garantisca a docenti e ATA il recupero almeno di quel 20% di salario perso in 8 anni di blocco contrattuale; 3) siano assunti i precari – docenti ed ATA - con almeno 36 mesi di servizio su tutti i posti disponibili in organico di diritto e di fatto; 4) venga ampliato l’organico ATA, re-internalizzati i servizi di pulizia, eliminato il divieto di nominare supplenti per gli Amministrativi e Tecnici anche per periodi prolungati, e nominati i supplenti per i Collaboratori scolastici anche per i primi 7 giorni; 5) sia ridata alle scuole superiori la libertà di istituire o meno l’”alternanza scuola-lavoro” e di determinarne il numero di ore; 6) vengano eliminati i quiz Invalsi come strumento per valutare scuole, docenti e studenti; 7) sia restituito ai lavoratori/trici il diritto di partecipare ad assemblee indette da qualsiasi sindacato e applicato un sistema elettorale proporzionale per l’accesso ai diritti sindacali, con un voto a livello di scuola e uno nazionale per determinare la rappresentatività dei sindacati ai due livelli.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale COBAS

 

17 marzo 2017

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