Tra indicizzazione delle pensioni e aggancio alla dinamica dei salari

Tra indicizzazione delle pensioni e aggancio alla dinamica dei salari

LA GRANDE DIFFERENZA

Bisogna proprio disporre di una vista da aquile per vedere a gennaio quale è stata la differenza tra la pensione del 2009 e quella che prenderemo nel 20010.

Come tutti sanno le aquile sono animali dalla vista acutissima riescono a vedere a centinaia di metri i più piccoli particolari delle loro vittime: rettili, topi, conigli…. tanto da poterne prevedere il percorso che stanno per intraprendere ed essere sul punto al momento giusto.

Bene per le aquile, ma chissà se sarebbero in grado di notare la differenza tra una pensione di febbraio 2009 e quella di febbraio del 2010 la differenza di 0,70 centesimi di Euro per ogni 100 euro percepiti nel 2009.

Perciò 3,5 euro in più per chi prende una pensione di 500 Euro, 7 euro per chi ne prende una da 1.000 euro, 10,5 euro per chi ne prende 1.500…….

Ma, naturalmente si tratta di euro e centesimi virtuali, infatti vanno tolti da questi aumenti lordi, l’Irpef nazionale più le aliquote comunali e quelle regionali. Per cui gli aumenti microscopici vengono ulteriormente rimpiccioliti prima di arrivare nelle tasche dei pensionati.

Questi risibili aumenti sono quelli determinati dal Decreto Interministeriale varato nel 2009 dai ministeri dell’economia e del Lavoro. E questo grazie all’indicizzazione al 100 percento delle pensioni non superiori a 5 volte il trattamento minimo INPS.

Questi semplici conti ci fanno capire la profonda diversità tra perequazione o indicizzazione ( deliberata provvisoriamente per tre anni, il prossimo anno sarà già scaduta) dal governo tre anni fa e l’aggancio delle pensioni alla dinamica salariale che è la rivendicazione di tutti gli ex lavoratori dipendenti.

Infatti il nostro obiettivo non esclude l’indicizzazione all’inflazione ma la include all’interno della dinamica salariale che gode di altre progressività, quelle contrattuali, detassazioni ecc. a cui i lavoratori non ancora pensionati riescono ad accedere.

Ma perché questo obiettivo sia raggiungibile e stabilizzato bisogna che assumiamo come parola d’ordine e obiettivo primario quello del ripristino del sistema pensionistico retributivo e a ripartizione, e venga abbandonato il sistema contributivo a capitalizzazione, imposto dalla riforma Dini del 1995.

Come ci hanno insegnato i compagni ferrovieri francesi è questo, retributivo e a ripartizione, il legame strutturale che rende solidali, le condizioni salariali e pensionistiche dei lavoratori attivi e quelli in quiescenza.

Piero Castello

Pensionato Cobas

Roma, 20 – dic.- 2009

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

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