Cronaca di una firma annunciata

 Anche l'USB aderisce all'accordo del 10 gennaio 2014   

Apprendiamo, senza alcuno stupore, che il Consiglio nazionale dell’USB“a fronte della sentenza emessa dal Tribunale di Roma che ha rigettato il ricorso legale nei confronti dell'accordo del 10 gennaio 2014 sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria

e prendendo atto della pressante richiesta di migliaia di lavoratori, iscritti e delegati sindacali USB di non abbandonare il presidio sindacale nelle fabbriche e nei posti di lavoro, è costretto a dare formale adesione all'accordo del 10 gennaio”.

La notizia di per sé ci avrebbe lasciato del tutto indifferenti se non fosse per il“piccolo”particolare che i rappresentanti dell’USB, a tutti i livelli, nei 14 mesi passati non hanno perso occasione di screditare strumentalmente i Cobas, accusandoli di“tradimento”per aver espresso la formale adesione all’accordo del 10 gennaio 2014, a partire da argomentazioni simili a quelle che il gruppo dirigente USB scrive, con un anno di ritardo, nel suo comunicato del 23 maggio 2015. Ad eccezione della non condivisibile celebrazione dello Statuto dei lavoratori, visto che proprio l’articolo 19 della legge 300/70, sulla costituzione delle RSA nei luoghi di lavoro, fu congegnato dal legislatore quale norma di sostegno al monopolio della rappresentanza di Cgil-Cisl-Uil, al fine di neutralizzare il conflitto sociale dell’epoca.

Sin dall’inizio, pur valutando assolutamente negativo e liberticida il nuovo testo unico sulla rappresentanza, abbiamo ritenuto che un eventuale ricorso legale contro tale accordo sarebbe stato destinato ad essere immancabilmente rigettato dalla magistratura. Inoltre, le nostre strutture aziendali hanno sin da subito valutato negativamente, considerandola un errore micidiale, l’ipotesi di rimanere assenti dalle elezioni delle RSU e di lasciare il campo libero ai sindacati concertativi.

Le nuove regole su contrattazione collettiva, rappresentanza sindacale ed elezioni delle RSU contenute nei tre accordi interconfederali del 28 giugno 2011, 31 maggio 2013 e 10 gennaio 2014, i primi due peraltro sottoscritti da USB già da luglio 2013, hanno certamente lo scopo di smorzare il conflitto sociale e mettere in un angolo le organizzazioni sindacali conflittuali, proprio nel momento in cui è più aspro l’attacco ai diritti di lavoratrici e lavoratori.

Ciò nonostante, in assenza di una legge sulla rappresentanza che stabilisca regole certe ed esigibili sulla democrazia sindacale nei luoghi di lavoro privato, la partecipazione alla elezioni delle RSU rimane uno strada obbligata, anche se non l’unica, se si vuole contrastare tali attacchi con la maggiore efficacia possibile.

Del resto, in precedenza questa stessa banale osservazione obbligò le organizzazioni sindacali conflittuali ad aderire all’accordo interconfederale sulle RSU del 1993, nonostante che questo contenesse delle regole altrettanto liberticide, tra le quali il terzo dei delegati eleggibili esclusivamente dai firmatari del contratto nazionale.

Oggi il gruppo dirigente USB giunge alle nostre stesse conclusioni, dopo che ha cercato in tutti i modi, in nome di una propria presunta "purezza", di mistificare il significato del nostro atto di adesione, mettendo sullo stesso piano le organizzazioni sindacali firmatarie e quelle costrette “obtorto collo”ad aderire.

Sarebbe stato più lungimirante da parte del gruppo dirigente USB mostrare rispetto ed attenzione nei confronti delle nostre scelte, evitando così l'attuale precipitosa svolta a 180 gradi che connota tutta l'aggressione verbale e politica nei nostri confronti, durante questi 14 mesi, come una farsa strumentale e grottesca.

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