POVERTÀ ECONOMICA E POVERTÀ SANITARIA : UN ' ANALISI DEL CIRCOLO VIZIOSO
Il Diritto alla Salute messo alla prova dalle disuguaglianze
La povertà sanitaria rappresenta una delle manifestazioni più acute della disuguaglianza sociale, configurandosi come la "conseguenza della scarsità di reddito sull’accesso a quella parte delle cure sanitarie che restano a carico degli indigenti a causa del mancato intervento del Servizio Sanitario Nazionale". Questa condizione non è un fenomeno isolato, ma una diretta conseguenza della povertà economica che limita la capacità delle persone di accedere a prestazioni essenziali come l'acquisto di farmaci o il pagamento di ticket. Analizzare il legame indissolubile tra queste due dimensioni della fragilità è strategicamente fondamentale per valutare l'effettiva universalità del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e misurare l'impatto delle disparità sul diritto fondamentale alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Questo report analizza le dimensioni del fenomeno, le risposte del sistema e le prospettive di riforma necessarie per superare un circolo vizioso che mina il benessere individuale e collettivo.
L'Impatto della Povertà sui Consumi Sanitari: Dati e Conseguenze
L'analisi della spesa sanitaria delle famiglie costituisce un indicatore chiave per misurare le disuguaglianze nell'accesso effettivo alle cure. Al di là del principio di universalismo formale del SSN, i dati sui consumi rivelano come le condizioni economiche determinino profonde differenze nei comportamenti di salute. È essenziale comprendere non solo quanto si spende, ma anche come le risorse vengono allocate, poiché proprio in questa scelta risiedono le evidenze più allarmanti della povertà sanitaria.
Il Divario nella Spesa
I dati relativi al 2023 mostrano un divario abissale nella spesa sanitaria mensile pro capite tra le famiglie in condizione di povertà e quelle non povere. Questa disparità si riflette sia sulla spesa sanitaria complessiva sia, più specificamente, su quella per i farmaci. La Tipologia di Spesa per le Famiglie Povere e per le Famiglie non povere non sono eque come risulta dall' elaborazione Prisma Start sui dati Istat del 2023.
Per le famiglie povere la Spesa Sanitaria Totale è di € 10,66 mentre la spesa per i Farmaci è di € 5,99 Per le famiglie non povere la Spesa Sanitaria è di € 67,96 mentre la spesa per i Farmaci è di €27,22
La Rinuncia alle Cure
L'analisi dei dati evidenzia un modello di consumo sanitario regressivo. Le famiglie povere spendono molto meno in termini assoluti, ma il dato più allarmante emerge analizzando il peso relativo di tale spesa. Innanzitutto, per gli indigenti, la spesa per farmaci costituisce il 56,2% della spesa sanitaria totale, contro il 40,0% delle famiglie non povere. Questo indica la tendenza a> concentrare le poche risorse sull'essenziale, rinunciando a visite specialistiche ed esami diagnostici. Ancora più rivelatore è il peso> della spesa sanitaria sul budget familiare complessivo: per i poveri si attesta al 2,1%, meno della metà rispetto al 4,4% delle famiglie> non povere. La salute viene quindi sacrificata rispetto ad altre necessità primarie, alimentando la rinuncia alle cure e il rischio di> cronicizzazione delle patologie, con costi maggiori sia per l'individuo che per la collettività. A fronte di queste carenze sistemiche, la risposta della società civile diventa sempre più determinante.
La Risposta della Società Civile: la Rete del Terzo Settore di Fronte all'Emergenza
In un contesto di crescente fragilità, gli Enti del Terzo Settore (ETS) si confermano attori fondamentali nel mitigare gli effetti della povertà sanitaria. La loro azione capillare sul territorio permette di intercettare i bisogni inespressi e di colmare i vuoti lasciati da un sistema pubblico in difficoltà, rappresentando un argine essenziale contro l'esclusione sanitaria.
La Crescita della Rete di Assistenza
La rete di enti assistenziali che offrono supporto sanitario è in> costante espansione. Nel 2025 si contano 2.034 enti attivi, con un aumento complessivo del 18,1% rispetto al 2017. Questa crescita è particolarmente marcata nel Mezzogiorno, dove si sta progressivamente riducendo lo storico divario con le regioni del Centro-Nord. In particolare, in regioni come la Calabria e la Sicilia, il numero di enti è più che raddoppiato nel periodo considerato, a testimonianza di> una società civile sempre più reattiva.
L'Aumento della Domanda di Aiuto
Parallelamente all'espansione dell'offerta, si registra un significativo aumento della domanda di aiuto. Il numero di persone in condizioni di povertà sanitaria assistite è passato da 463.176 nel 2024 a 501.922 nel 2025, segnando un incremento dell'8,4% in un solo anno.
Analisi del Fenomeno
Queste dinamiche sono attribuibili a un aumento della domanda (più persone in difficoltà) o a una maggiore capacità di risposta della rete? L'analisi dei dati suggerisce che l'ipotesi più probabile sia la prima. La media di assistiti per singolo ente è infatti cresciuta, passando da 230 nel 2024 a 247 nel 2025. Questo indica che non solo la rete si sta allargando, ma ogni sua maglia è sottoposta a una pressione crescente, confermando l'aggravarsi del fenomeno della povertà sanitaria. Questo ruolo di supplenza, per quanto indispensabile, non può tuttavia risolvere le sfide strutturali che richiedono una profonda riforma del sistema sanitario pubblico.
Sfide Sistemiche e Riforme Incompiute: Il Difficile Cammino della Sanità Territoriale
Il Servizio Sanitario Nazionale ha progressivamente adottato un modello prestazionale e ospedalocentrico, accelerato da logiche aziendalistiche e dal sistema di pagamento a prestazione basato sui DRG (Diagnosis Related Groups). Se inizialmente questo approccio ha favorito l'efficienza, nel tempo ha mostrato la sua inadeguatezza nel gestire la prevalenza delle malattie croniche. La cronicità, infatti, non richiede prestazioni episodiche, ma continuità assistenziale, prossimità e una relazione costante tra paziente e curanti, elementi che solo una solida medicina territoriale può garantire.
La Riforma del PNRR e il DM 77/2022
Per rispondere a questa esigenza, la Missione 6 del PNRR e il successivo DM 77/2022 hanno avviato una riforma cruciale dell'assistenza territoriale. L'obiettivo è superare il modello ospedalocentrico attraverso nuovi standard organizzativi e la creazione di strutture di prossimità. Le Case della Comunità (CdC) sono state individuate come lo strumento chiave per realizzare questo cambio di paradigma, agendo come punto di riferimento per la presa in carico integrata e l'integrazione sociosanitaria dei cittadini.
Lo Stato di Attuazione delle Case della Comunità
Nonostante le ambizioni della riforma, i dati AGENAS sullo stato di implementazione delle CdC evidenziano criticità allarmanti che mettono a rischio l'intero impianto.
• Servizi limitati: Delle 1.723 CdC progettate, solo 660 (38%) hanno almeno un servizio attivo.
• Operatività quasi nulla: Le strutture pienamente operative, ovvero con tutti i servizi obbligatori inclusa la presenza di personale medico e infermieristico, sono appena 46 (il 2,7% del totale).
• Disparità regionali: L'attuazione è profondamente diseguale. Il 67% delle strutture attive si concentra in sole tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio), mentre ben 7 regioni hanno attivato un numero di CdC compreso tra 0 e 2.
Il Rischio delle "Cattedrali nel Deserto"
La fretta di rispettare le scadenze del PNRR, unita alla grave carenza di medici e infermieri, genera il concreto rischio che le Case della Comunità rimangano "spettralmente vuote". L'analisi del fallimento, tuttavia, non può limitarsi alla mancanza di personale. Emergono criticità sistemiche più profonde, tra cui la mancanza di integrazione tra i professionisti, la presenza di vincoli normativi che ostacolano l'operatività di nuove figure come l'infermiere di famiglia, e la totale assenza di formazione specifica per il lavoro in équipe.
L'inaugurazione di contenitori privi di contenuto – ovvero senza personale, servizi integrati e una cultura collaborativa – rappresenta un fallimento politico che va oltre il semplice adempimento burocratico.
Prospettive per un Welfare di Prossimità: Il Ruolo Cruciale di Priorità e Collaborazione
Per superare le attuali criticità e garantire la sostenibilità del sistema, è necessario un profondo ripensamento delle logiche operative del SSN. Questo implica un nuovo approccio alla gestione della cronicità, la definizione di chiare priorità d'intervento e la valorizzazione di tutti gli attori che contribuiscono alla produzione di salute.
Dalla Sanità d'Attesa alla Sanità d'Iniziativa
Come sottolineato da Francesco Longo, il modello attuale è prevalentemente "on demand", una sanità d'attesa che risponde alle richieste individuali. La gestione della cronicità, che assorbe il 75% delle risorse, richiede invece una sanità d'iniziativa, un modello proattivo che programmi gli interventi sulla base dei dati di aderenza alle terapie e degli esiti di salute per identificare e sostenere i pazienti più fragili. L'interpretazione corrente dell'universalismo come "dare tutto a tutti", critica Longo, degenera inevitabilmente in un sistema dove, nella gara per accaparrarsi le prestazioni, vincono coloro che sono socialmente e culturalmente più forti, lasciando indietro proprio i più deboli e bisognosi.
Il Valore Inespresso del Terzo Settore
Luigi Bobba evidenzia come gli Enti del Terzo Settore (ETS) non debbano essere considerati "ruote di scorta" del sistema pubblico, ma alleati naturali nella costruzione di un welfare di prossimità e di un modello di salute "relazionale". Il loro contributo, tuttavia, è sistematicamente sottovalutato a partire da una vera e propria invisibilità statistica: nell'Annuario del SSN, le strutture private non profit sono indistintamente accorpate a quelle profit, cancellando la loro specificità. Questo fallimento di riconoscimento impedisce di valorizzare una risorsa decisiva, per la quale esistono già strumenti normativi come gli articoli 55-57 del D.lgs. 117/2017, che consentono forme avanzate di co-programmazione e co-progettazione.
La Sostenibilità del Sistema e la "Spesa Costituzionalmente Necessaria"
Le difficoltà attuali del SSN, come analizzato da Luca Antonini, affondano le radici nei tagli di circa 40 miliardi di euro subiti dalla sanità tra il 2012 e il 2019. Questi tagli, silenti al momento della loro attuazione, producono oggi effetti devastanti sulla capacità del sistema. A questo proposito, la Corte Costituzionale ha elaborato il concetto di "spesa costituzionalmente necessaria", affermando che il nucleo essenziale del diritto alla salute deve essere garantito a prescindere dai vincoli di bilancio. L'analisi di Antonini, supportata dalla Corte, inquadra dunque un adeguato finanziamento della sanità non come una scelta politica discrezionale, ma come un prerequisito non negoziabile per adempiere a un diritto fondamentale della Costituzione.
Conclusioni: Ricostruire l'Universalismo a Partire dai Più Fragili
Le evidenze emerse da questo report confermano con forza un'amara verità: in Italia, la povertà economica si traduce quasi inevitabilmente in povertà sanitaria. Questo genera un circolo vizioso che non solo compromette la salute e le aspettative di vita dei più vulnerabili, ma indebolisce anche i principi fondanti di universalità, equità e solidarietà su cui si basa il Servizio Sanitario Nazionale.
La rinuncia alle cure, la concentrazione della spesa sui soli farmaci e la crescente dipendenza dalla rete del Terzo Settore sono sintomi di un sistema che fatica a garantire l'accesso effettivo ai servizi per tutti. Le riforme avviate con il PNRR, pur orientate nella giusta direzione, rischiano di fallire se non saranno sostenute da un finanziamento adeguato, da una visione strategica che superi la logica dell'adempimento burocratico e dal pieno coinvolgimento di tutti gli attori del sistema, a partire proprio dal Terzo Settore. La vera misura dell'efficacia e della civiltà del nostro sistema sanitario non risiede nella sua capacità di offrire prestazioni d'eccellenza ai più fortunati, ma nella sua abilità di proteggere i più deboli. Per ricostruire un universalismo reale e non solo formale, è indispensabile un'alleanza strategica tra il settore pubblico e il privato sociale, capace di mettere al centro la persona e di garantire che il diritto alla salute sia un'opportunità concreta per tutti, a partire proprio da chi ha meno.
COBAS Pubblico Impiego
