L'ODISSEA DEL TFR

L'ODISSEA DEL TFR

Per far quadrare i conti della Finanziaria 2010 da 9,2 miliardi, quel genio della finanza creativa che è il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, ha pensato bene di ricorrere al prelievo di 3,1 miliardi dal TFR dei lavoratori dipendenti da imprese con oltre 49 addetti, che, pur avendo deciso di lasciare il proprio TFR in azienda, se lo sono visti dirottato in un fondo presso l'INPS a disposizione del Tesoro tramite la Cassa Depositi e Prestiti.

L'opposizione parlamentare (PD, IdV, UDC) ed i sindacati concertativi – Cgil/Cisl/Uil/Ugl – hanno gridato allo scippo dei soldi dei lavoratori (il TFR è salario differito).

Il governo Berlusconi replica perfidamente, affermando che utilizza legittimamente i fondi del TFR, che furono dirottati all'INPS proprio da un provvedimento varato nella Finanziaria 2007 dal governo Prodi; nel contempo garantisce ai lavoratori pensionandi che neanche un centesimo verrà sottratto alle loro liquidazioni.

Epifani controreplica, tirando in ballo Confindustria ai tempi ipercritica verso Il governo Prodi oggi silente nei confronti del governo Berlusconi, che con il governo Prodi il TFR dirottato presso l'INPS poteva servire per investimenti produttivi ed infrastrutturali e non per coprire la spesa corrente, come vuol fare oggi Tremonti.

A qualcuno di bocca buona e che probabilmente aspetta il minimo appiglio possibile verrà da dire che, seppure in ritardo, opposizione parlamentare e sindacati concertativi si sono finalmente svegliati e magari daranno battaglia.

Siamo dolenti di contraddire gli iperfiduciosi, ma le cose non stanno così.

Prima di tutto questo non è uno scippo, ma semplicemente l'indegna conclusione (o forse ci potrebbe essere anche di peggio) di un indecente percorso in cui lo scippo è stato già perpetrato a monte. Ci riferiamo evidentemente al lancio e alla generalizzazione dei Fondi Pensione, con il terrificante codazzo del meccanismo del silenzio/assenso e l'intrappolamento a vita, un vero e proprio ergastolo, del lavoratore che incautamente si era lasciato adescare dal 2007 in avanti iscrivendosi ad un Fondo Pensione.

I massimi sponsorizzatori di tale infame ed antidemocratica campagna sono state proprio, oltre le solite finanziarie e banche, Cgil-Cisl-Uil e la ruota di scorta Ugl.

Il precedente governo Berlusconi (2001 – 2006) tramite l'allora ministro del lavoro Maroni stabilì le regole, il successivo governo Prodi le perfezionò e ne anticipò l'entrata in vigore (dal 2008 al 2007).

Tutte le forze politiche parlamentari hanno appoggiato e appoggiano quello scippo del TFR.

I lavoratori si sono ben difesi, nel senso che la stragrande maggioranza ha rifiutato l'iscrizione ai Fondi e le mancate adesioni sarebbero state ancora più consistenti, se Prodi e Padoa Schioppa, avendo già sentore della crisi in arrivo, non avessero anticipato al 2007 l'entrata in vigore del meccanismo del silenzio/assenso.

Dopo gli scarsi risultati, in termini di iscrizione ai Fondi, allora conseguiti, nel mondo politico-istituzionale si levò qualche voce (per es. Amato) a chiedere almeno la possibilità di fuoriuscita, dopo un congruo periodo dall'adesione iniziale, per chi fosse iscritto ai Fondi; si parlò di rendere più appetibile, con la libertà di uscita, l'iscrizione ai Fondi.

Dai sindacati concertativi, nessun segnale in tale direzione; neanche da parte della “conflittuale” e “difensora della democrazia” FIOM; anzi è proprio il Cometa (fondo di categoria dei metalmeccanici) il Fondo pensione con il maggior numero di iscritti, che appunto sono presenti soprattutto nelle grandi fabbriche, ove le adesioni alla Fiom e al Cometa si sovrappongono. La Fiom non ha mosso un dito neanche nel periodo più acuto della crisi, per consentire la fuoriuscita dai fondi pensione.

Adesso, invece, anche quelle deboli voci che si erano levate per contestare l'ergastolo dei fondi pensione tacciono. Anzi si arriva a nuove provocatorie proposte (in parte già realizzate) come i fondi sanitari integrativi (già presenti nel contratto del commercio) o addirittura circola una proposta di legge per la cassaintegrazione “integrativa”, che sarebbe pagata con fondi gestiti tramite i famigerati Enti Bilaterali da aziende e sindacati concertativi; in più, non l'ultimo arrivato, ma il governatore della Banca d'Italia, Draghi, chiede che siano aumentati i contributi dei lavoratori per i Fondi pensione privati.

Adesso con il prelievo del TFR depositato all'INPS il governo mette in atto un prestito forzoso; è come se, avendo bisogno di soldi, emettesse BOT o CCT, solo che chi li compra lo fa liberamente e percepisce un interesse; sarebbe il caso che i lavoratori, il cui TFR è stato prelevato forzosamente, ne richiedano almeno gli interessi.

Rispetto poi alle lamentele di Epifani (sì all'utilizzo del TFR per investimenti produttivi, no per la copertura delle spese correnti), beh, lasciamo perdere. O meglio no, imponiamogli di non giocare più con i soldi dei lavoratori.

E comunque continuiamo a gridare il nostro NO ai fondi pensione e alla demolizione dello stato sociale.

PER UNA SOCIETA' DEI BENI COMUNI

Una giornata di dibattito sul libro di Piero Bernocchi
OLTRE IL CAPITALISMO
Discutendo di benicomunismo, per un’altra società.

Guarda gli interventi del Convegno

locandina WEB
Continua