A proposito del 14 dicembre

14 dicembre

I COBAS, così come tutte le altre forze significative del sindacalismo di base e conflittuale, non ritenevano che dallo scontro interno al ceto politico-parlamentare di centrodestra, messo in scena in Parlamento martedi 14, nella totale afasia di contenuti alternativi al berlusconismo da parte della “sinistra” politico-istituzionale, potesse uscire alcunchè di positivo per il conflitto e per una prospettiva di significativo mutamento delle politiche economiche e sociali dominanti e condivise tra centrodestra e centrosinistra. Pensiamo infatti che se i “poteri forti” vogliono sostituire Berlusconi non è certo per spostare a “sinistra” la situazione sociale italiana: ma perché, in vista di un ancor più massiccio attacco ai salariati, ai beni comuni, all’istruzione, ai servizi sociali e ai settori popolari (e in particolare, in vista delle probabili pressioni della Commissione Europea nei confronti dell’Italia per ulteriori tagli e sacrifici popolari) vorrebbero un governo quanto più possibile “trasversale” che garantisca al massimo il consenso, ivi compreso quello di tutti i sindacati concertativi, per avere mano libera ed evitare il più possibile significativi conflitti. E ci sembra che quanto è accaduto nell’Aula parlamentare martedi confermi questo nostro giudizio.

Malgrado questa nostra opinione, però, abbiamo rispettato e compreso la decisione di vari settori studenteschi di usare quella giornata per proseguire e potenziare la lotta contro la disastrosa politica scolastica gelminiana: e in alcune città abbiamo svolto iniziative comuni con gli studenti. Tra le manifestazioni indette per martedi, la più rilevante per visibilità e collocazione non poteva che essere quella a carattere nazionale promossa a Roma dal “cartello” politico-sindacale di “Uniti contro la crisi”, area di cui sono co-protagonisti fondamentali la Fiom e la “sinistra” Cgil, che a parole richiedono uno sciopero generale nazionale, nonostante la Fiom non abbia convocato in questi mesi neanche un solo sciopero nazionale metalmeccanico o almeno del gruppo Fiat, malgrado si sia di fronte al più vasto attacco di sempre a questi settori.

Questa sovrapposizione di un’operazione politico-sindacale della “sinistra” Cgil e dei suoi alleati ad una mobilitazione studentesca di massa è stata clamorosamente messa in crisi dalla rivolta spontanea di migliaia di giovani presenti in piazza che, alla notizia della vittoria in Aula di Berlusconi, hanno fatto saltare tutti i programmi e le compatibilità degli organizzatori del corteo ed hanno espresso con tutti i mezzi “di fortuna” che hanno trovato per strada la loro rabbia contro la distruzione della scuola pubblica e dell’università, un destino di precarietà permanente e un sistema politico ciecamente dipendente dai potentati economici e incurante della sofferenza giovanile e popolare. Cosicchè ora le aree studentesche legate al PD, il centrosinistra e la Cgil, compresa la Fiom, vaneggiano di “provocatori”, “infiltrati”, “strategia della tensione” e idiozie simili, dovendo fare i conti con un movimento di massa che non controllano e che li ha scavalcati in piazza. Non parteciperemo a questo ipocrita e sciocco gioco di distinzione tra “buoni” e “cattivi”. La rivolta e l’uso della forza, anche in forme discutibili, da parte di migliaia di giovani non hanno nulla a che fare con “provocazioni”, “black bloc” o altri espedienti cartacei per nascondere la realtà: sono il frutto della sordità di un sistema che nulla ha risposto a centinaia di mobilitazioni totalmente pacifiche svoltesi in Italia contro la crisi nell’ultimo biennio, nonché del ricorso alle “zone rosse” da parte del governo e di Maroni e dell’aggressione delle forze del “disordine” a studenti e ricercatori che speravano di far cadere, con il governo Berlusconi, la “riforma” Gelmini. Tale rivolta deve trovare il massimo ascolto e alleati decisivi tra i lavoratori/trici che finora hanno risposto alla crisi in maniera scoordinata, frammentaria e comunque insufficiente. Va ora avviata la preparazione di quello sciopero generale che ancora martedi tanti studenti e giovani hanno invocato. I COBAS, insieme alle forze principali del sindacalismo di base e alternativo, intendono farsene portatori in tempi sufficientemente rapidi, provando a ricostruire quel grande fronte anti-crisi con le realtà del conflitto sociale, territoriale e ambientale, e ovviamente con gli studenti medi e universitari, che riuscimmo a fare esprimere in piazza e nello sciopero generale del 17 ottobre 2008, con la gigantesca manifestazione che espresse con lo slogan “Noi la crisi non la paghiamo” la più vasta volontà popolare. Nel frattempo denunciamo l’ulteriore escalation della repressione poliziesca e governativa, espressasi negli ultimi mesi con sempre maggiore violenza, che ha portato martedi a Roma a pestaggi e rastrellamenti di massa e all’arresto di 23 giovani di cui chiediamo l’immediato proscioglimento da qualsiasi accusa e che comunque ci impegniamo a difendere anche sul piano strettamente giuridico. E mercoledi 22 i COBAS saranno in piazza a Roma con gli studenti contro il provocatorio diktat del governo che vuol fare approvare al Senato, e definitivamente, la distruttiva “riforma” Gelmini per l’Università.

Confederazione COBAS

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