La riforma della pubblica amministrazione - Ovvero il gioco delle tre carte

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Appena una settimana fa, proprio a ridosso dell'accordo tra il Ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi, le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl), le Regioni, le Province ed i Comuni sulla riforma del pubblico impiego, si sprecavano gli articoli sulla stampa

che lodavano l'avvenimento con  dichiarazioni ottimiste e piene di soddisfazione, rilasciate da ambe le parti.

Il fatto veniva presentato come “la svolta” necessaria per il rilancio della pubblica amministrazione – neanche si trattasse di un nuovo profumo da presentare sul mercato per lo shopping natalizio - e del ruolo dei sindacati.

Così, non più tardi del 5 maggio si leggeva: “Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità. Una controriforma rispetto a quella varata con mille polemiche nel marzo 2009 dall'ex ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. […] Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati intutte le fasidi mobilità collettiva. Smontata la Brunetta anche nel sistema premiale. L'ex ministro aveva introdotto tre fasce di merito alimentate da un fondo con premi individuali. Ora ci sarà un nuovo meccanismo – da studiare – ma soprattutto nella valutazione prevarrà laperformance organizzativa.” E poi ancora: “Il protocollo firmato ieri notte da Funzione pubblica, Regioni, enti locali e sindacati sulla riforma del pubblico impiego rimette in discussione i tre capi saldi della riforma Brunetta. […] L'intesa definita – spiegano – rappresenta un passo importante perchè stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza. [..] Il cuore della riforma – si dice – è nella ridiscussione profonda degli indirizzi dettati fra 2009 (legge delega) e decreto attuativo (2010) dalla riforma Brunetta.”

Era il 9 maggio e Massimo Battaglia (segretario generale Confsal-Unsa) dalle pagine di ItaliaOggi, in un'intervista applaudiva all'accordo con queste parole: “il confronto è cresciuto a livello di qualità, e grazie alla disponibilità del governo, è stato possibile conseguire risultati molto importanti e condivisi. Ne è scaturito un  Accordo in base al quale si rilancia un migliore progetto di riforma della pubblica amministrazione superando alcune criticità del passato già evidenziate in questi ultimi anni, sia dalla Confsal-Unsa che da altre organizzazioni sindacali.”

Fatti due conti, prendendo per buone le dichiarazioni rilasciate – anche se la storia ci insegna che dubitare aiuta ad alimentare il proprio spirito critico, a far chiarezza e non rimanere impigliati nella rete del ragno – non c'è che da felicitarsi. Si, e magari siamo anche nella fase di ripresa/ricrescita  e non ce ne siamo accorti!

Ma ecco che ci viene in aiuto il ministro Patroni Griffi con un'intervista rilasciata al Sole 24Ore dell'11 maggio: “Con l'approvazione dell'intesa sul pubblico impiego [..] Ora sarà possibile applicare la riforma, a partire dal principio del premio selettivo sulla base del merito, a tutte le amministrazioni. Il ministro della Pa e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi è soddisfatto. E  lui è pronto a presentare il testo del disegno di legge in Consiglio dei ministri. [..] Il percorso che stiamo compiendo va ben oltre l'allineamento con le nuove regole del lavoro privato e punta a estendere la riforma Brunetta(ma non era stata smantellata con l'accordo??!)Renderla più agevole e applicabile, dopo tre anni dalla sua introduzione. E avendo chiaro un concetto:non esiste nessun potere di veto da parte dei sindacati. Proprio l'articolo 19 della riforma Brunetta, quello riferito alle tre fasce di merito, ha attualmente efficacia solo per circa 280mila dipendenti su 3,3milioni. Sono esclusi i dipendenti del ministero dell'Economia, delle Agenzie fiscali, della Presidenza del Consiglio dei ministri, i ricercatori e i tecnologici degli enti di ricerca e tutti i dipendenti del settore scuola. Per queste categorie, che ammontano a circa 1,2milione di addetti, è previsto un adeguamento ai principi dell'articolo 19 mediante decreti. [..] Nella legge sarà individuato un sistema di valutazione che terrà conto della performance organizzativa come strumento per la valutazione delle figure dirigenziali e della performance individuale come valutazione e conseguente incentivazione all'interno di un ufficio.[..]D.Insomma nessun cedimento ai sindacati? Il protocollo conferma che si deve agire nel vigente modello di relazioni sindacali. Non si legge mai la parola “concertazione” che è stata eliminata con il decreto 150. Si fa riferimento solo all'esame congiunto, che peraltro è una della modalità previste nell'atto di indirizzo all'Aran del luglio 2011, firmato proprio dal ministro Brunetta. D.Il coinvolgimento dei sindacati è previsto anche per la gestione della mobilità? Esattamente come avviene nel privato. Ma il coinvolgimento dei sindacati non impedisce di attivare le disposizioni dell'art. 33 del decreto legislativo 165 del 2001 su esuberi e mobilità. La prima fase, quella dell'individuazione dell'esubero in relazione alle esigenze funzionali o alla situazione finanziaria, è interamente sotto la responsabilità del dirigente. L'individuazione dei soggetti da mettere in mobilità invece, come avviene nel privato, deve essere fatta definendo i criteri di scelta e per questo vanno coinvolti i sindacati.”

Lo stesso Patroni Griffi, che insieme a Giarda e al viceministro Vittorio Grilli fa parte del Comitato interministeriale sulla spending review guidato da Monti, ha avviato “un'ampia attività di analisi e valutazione delle strutture occupazionali, condizioni di lavoro, strutture retributive, prospettive di pensionamento dei dipendenti pubblici e di gestione del turn-over. L'obiettivo, necessariamento nel medio-lungo periodo, è di attivare meccanismi di mobilità territoriale a livello nazionale e forme di flessibilità retributiva. Gli stipendi degli statali fanno parte delle tre principali voci di spesa del flusso di 295,1miliardi considerato “aggredibile” entro il 2014. Un riaggiustamento produttivo che – si sottolinea nel rapporto Giarda – richiede mobilità del lavoro sul territorio nazionale, politiche retributive flessibili, cambiamenti nelle tecniche di produzione. Un vero e proprio piano di ristrutturazione industriale, e il ministro Patroni Griffi sta già operando in quest'ottica. La riorganizzazione della Pa, infatti, si incrocerà con la spending review. “

Pare proprio di trovarsi di fronte al gioco delle tre carte, dove l'operatore/prestigiatore è il Governo (con le sembianze del Ministro della funzione pubblica Patroni Griffi), i giocatori sono tutti i lavoratori del pubblico impiego (stanno alla sorte...con una percentuale di vincita del 33,33% a condizione che non ci sia il diletto del baro!!) e dulcis in fondo tutti coloro che fanno capannello attorno al tavolo (quello delle trattative...) i cosiddetti compari, ovvero i sindacati  firmatari.

 

 

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