Decreto salva Roma e contrattazione negli Enti Locali

LA TRUFFA DEL SALVA ROMA …..           

Pochi si sono accorti che all'interno del decreto Salva Roma si trovano norme particolarmente insidiose per la contrattazione decentrata e soprattutto per il recupero forzoso di somme indebitamente erogate.

 Il decreto prevede anche che la Tasi,  tassa sugli immobili che prenderà il posto dell’Imu su prima casa e terreni agricoli, possa essere incrementata da parte dei Comuni  entro lo 0,8% . Ovviamente saranno esentati i luoghi di culto e le Onlus tanto per salvare gli interessi del Vaticano e del variegato e trasversale mondo del no profit.

Parliamo  invece di  decine di Comuni  sotto indagine dalla Corte dei Conti  e di ancora più numerosi Enti che senza la scure della Magistratura Contabile sono comunque chiamati a regolarizzare la loro posizione, “rei” di avere indebitamente erogato somme alla contrattazione decentrata o per avere definito una composizione del fondo della produttività “ errata”. Ma per colpa di chi?

Il decreto nasce dopo la ventennale e trasversale, dal Pd al Pdl, gestione del Comune di Roma alle prese con una grave crisi finanziaria, che è stata l'occasione per intervenire sulle materie  sindacali. Ancora una volta a colpi di decreti legge, si distrugge il potere di contrattazione scaricando il risanamento degli Enti locali  sulla pelle dei lavoratori/trici, ma anche dei cittadini che avranno servizi minori e più scadenti. Infatti il decreto mira alla drastica riduzione dei costi  del personale, non solo negli Enti, ma in tutte le società partecipate dagli stessi imponendo un piano di risanamento lacrime e sangue (sul modello greco) con riorganizzazioni miranti solo a tagliare direttamente posti di lavoro con l’ obiettivo finale di tagliare i diritti delle persone.

Il recupero delle somme  illegittimamente inserite nei fondi per la contrattazione collettiva decentrata integrativa dovrà avvenire nel numero degli anni in cui queste somme sono state erogate. Se una errata composizione del fondo è stata reiterata per sei anni, il recupero delle somme andrà fatto per un equivalente numero di anni. Il prelievo non avverrà decurtando spese per Dirigenti e posizioni organizzative ma riguarderà soprattutto i salari più bassi e il nostro obiettivo è quello di impedire questa manovra. Devono essere aperti conflitti e rivendicazioni negli Enti per cui il recupero avvenga diminuendo le risorse dei Fondi erogate alla dirigenza, alle posizioni organizzative, alle responsabilità.

Ma attenzione: gli Enti non si limiteranno al recupero dei soldi ma partiranno altre e a , se possibile, ancora più invasive norme, attraverso le cosiddette  misure di razionalizzazione organizzativa. Le regioni devono tagliare le dotazioni organiche di almeno il 10% dei dipendenti ed il 20% dei dirigenti.

Le normative prevedono così il taglio degli organici di cui gli Enti locali devono dare conto al Mef e al Ministero degli Interni .
 Citiamo testualmente un articolo di Arturo Bianco :

Il comma 2 del provvedimento consente di destinare al recupero di tali somme le quote di risparmio derivanti dai piani di razionalizzazione e contenimento della spesa di cui all’articolo 16 del DL n. 98/2011. Ricordiamo che tale disposizione consente di destinare alla incentivazione del personale fino alla metà dei risparmi conseguiti dalle amministrazioni sulla base di tale disposizione.
Il comma 3 stabilisce che non sono da considerare nulli e non applicabili gli atti con cui le amministrazioni hanno ripartito i fondi per la contrattazione decentrata in contrasto con le previsioni dei contratti nazionali. Questa “sanatoria” è consentita solamente per gli atti adottati prima della scadenza del termine fissato dal DLgs n. 150/2009, legge cd Brunetta, alle regioni ed agli enti locali per adeguare i contratti collettivi decentrati integrativi sottoscritti precedentemente alle novità dettate da tale provvedimento. Ricordiamo che questo termine è fissato per le regioni e gli enti locali al 31 dicembre 2011, ma anche che i contratti decentrati non adeguati hanno cessato di produrre i propri effetti a partire dallo 1 gennaio 2013.
  Questa possibilità non può essere utilizzata da tutte le amministrazioni, ma solamente da quelle che hanno rispettato tutti i seguenti parametri: patto di stabilità, vincoli in materia di spesa per il personale (cioè sia il tetto che non deve superare l’anno precedente e nelle amministrazioni non soggette il 2008 sia il rapporto massimo del 50% rispetto alla spesa corrente), limiti dettati dall’articolo 9 del DL n. 78/2010 (cioè il tetto al trattamento economico individuale, il tetto al fondo ed il taglio in proporzione alla riduzione dei dipendenti e dei dirigenti, tetto alle assunzioni flessibili, blocco degli effetti economici delle progressioni etc). Ed infine questa possibilità può essere utilizzata solamente dalle amministrazioni che non hanno superato i vincoli finanziari alla costituzione dei fondi e non hanno condotto al riconoscimento giudiziale della responsabilità erariale.

 

E' evidente che l'obiettivo del Decreto salva Roma, una sorta di antipasto in attesa della spending review, è quello di distruggere gli enti locali imponendo tagli alla spesa che avranno ripercussioni immediate sul potere di acquisto dei salari pubblici da anni bloccati.

Il decreto viene inoltre usato come una sorta di “lasciapassare” per introdurre, aggirando l’ autonomia costituzionale dei Comuni e utilizzando i processi di riorganizzazione, la possibilità di effettuare degli “esuberi di personale” negli Enti Locali. E’ l’ ennesima conferma di un nuovo centralismo statale che vuole limitare la funzionalità delle autonomie locali, riducendone il ruolo operativo di erogatore di servizi per aumentare quello di esattore di imposte.

Nel frattempo gli Enti locali che non hanno ancora siglato i decentrati nel 2013 introdurranno tagli al  fondo della contrattazione del personale, pur continuando a pagare  l’ ammortamento di tutta quella serie di mutui che sono stati l'ennesima beffa, come quella rappresentata dai derivati, che seppur acquistati dagli enti locali per la rinegoziazione del debito si sono dimostrati una autentica truffa  e causa stessa dell'indebitamento. Altro obiettivo del decreto è quello di impedire agli enti locali di introdurre risorse aggiuntive alla parte variabile del fondo contraendo ulteriormente i fondi che le ultime normative hanno già abbondantemente saccheggiato e che il blocco dei CCNL ormai da cinque anni non alimenta più.

In questo contesto nessuna speranza di stabilizzazione per il personale precario e una proroghetta al 31/3 per gli addetti alle pulizie nelle scuole (per lo più con contratti part time ) per i quali il futuro non riserva niente di buono.

La guerra contro il lavoro pubblico non conosce tregua, i soli a ignorarlo sono Cgil Cisl Uil, che non hanno più interesse a tutelarlo, perché vivono solo in funzione degli introiti dei loro servizi.

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