Le lotte negli appalti labour intensive” della P.A. e le possibili convergenze.

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Negli ultimi decenni i governi di centro-destra e di centro-sinistra hanno attuato una scellerata politica di contenimento della spesa pubblica attraverso il blocco del turn over del personale della Pubblica Amministrazione, sostituendo progressivamente il personale in uscita con migliaia di dipendenti reclutati attraverso gli appalti di servizi a società private. Una massa di lavoratori/trici che per anni ha operato nelle università, nella sanità, nei beni culturali, nei tribunali, nei servizi di assistenza, nelle scuole, in cambio di retribuzioni infime, e che oggi si sta mobilitando per rivendicare parità di trattamento, il riconoscimento delle professionalità acquisite e l’internalizzazione nella P.A.

All’Università Sapienza di Roma nel luglio del 2023 gli addetti alla vigilanza non armata si sono organizzati nei Cobas e hanno avviato un contenzioso legale per contestare il peggioramento dei trattamenti economici del personale previsto nel cambio appalto, grazie al quale sono state taglieggiate di oltre 200 euro mensili le già magre retribuzioni. La reazione dei responsabili dell’appalto della Sapienza (RUP e DEC) è stata pesantissima, i lavoratori “ribelli” sono stati minacciati, mentre si procedeva all’espulsione dall’appalto di Marco De Santis, individuato quale principale promotore della rivolta. A difesa della lotta dei dipendenti delle ditte appaltatrici si è sviluppata, per fortuna, una virtuosa alleanza tra lavoratori e studenti universitari con diverse mobilitazioni dentro la Sapienza per rivendicare la fine delle minacce, il ripristino di un clima vivibile dentro l’università e l’internalizzazione del personale precario. Nelle scorse settimane, inoltre, si è ottenuta una importante vittoria legale, il giudice del lavoro ha disposto il reintegro di Marco nell’appalto della Sapienza, condannando la società Battistolli per attività antisindacale.

I lavoratori in appalto dei Tribunali, addetti alle attività di fonoregistrazione e trascrizione delle udienze dei processi penali, a cui viene applicato il CCNL dei servizi di pulizia con qualifica operaio, sono già al secondo sciopero e preparano il terzo di 48 ore per rivendicare il riconoscimento di un corretto inquadramento professionale e l’internalizzazione dei servizi e di tutto il personale che da anni svolge tali attività all’interno del Ministero della Giustizia. Nella regione Lazio i lavoratori/trici addetti agli appalti dei servizi amministrativi e degli sportelli CUP per la prenotazione delle prestazioni sanitarie, ai quali viene applicato il CCNL dei servizi di pulizia,  sono da oltre 5 anni in mobilitazione per rivendicare il corretto inquadramento, una retribuzione dignitosa e l’internalizzazione nelle Aziende sanitarie, nel corso dei quali hanno organizzato numerosi scioperi e centinaia di ricorsi legali contro gli appalti a ribasso e per il riconoscimento del corretto inquadramento. Allo stesso modo i lavoratori degli appalti nei Beni Culturali, fra cui il personale dei Parchi Archeologici di Pompei, di Ercolano, del Colosseo, hanno realizzato diversi scioperi per rivendicare la stabilizzazione dei rapporti di lavoro attraverso l’internalizzazione.

Nonostante in questi anni vi siano stati precedenti importanti di internalizzazioni di servizi in appalto della P.A., ad esempio i collaboratori scolastici nella Pubblica Istruzione e il call center dell’Inps (quest’ultima attraverso una società In House), il percorso verso la stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale che opera negli appalti trova ancora un notevole ostacolo nell’attuale quadro normativo. Infatti, la cosiddetta legge Madia, l’art. 20 del dlgs 75 del 2017 e successive modificazioni titolato« Superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni», esclude dai percorsi di stabilizzazione le decine di migliaia di lavoratori sfruttati per decenni dentro le strutture pubbliche attraverso gli appalti.

Per questo è necessario che i diversi movimenti che si stanno progressivamente sviluppando  un po’ in tutti i settori della P.A. convergano verso obiettivi comuni. Il primo quello di far approvare dal legislatore una modifica sostanziale dell’attuale quadro normativo, al fine di estendere anche al personale degli appalti ad alta intensità lavorativa, che svolge la propria attività dentro le strutture pubbliche, la norma che fantastica di “superamento del precariato” ma che si rivolge poi ai soli rapporti precari diretti con la P.A. (contratti a termine e Co.Co.Co.).

Inoltre, al fine di disincentivare nel futuro l’ulteriore abuso degli appalti da parte dei datori di lavoro pubblici e privati è necessario far riemergere la norma contenuta nell’art. 3 della legge 1369 del 1960 e  abrogata scientemente dalla legge Biagi nel 2003 (dlgs 276 del 2003) a tutto vantaggio dei datori di lavoro, che disponeva che« Gli imprenditori che appaltano opere o servizi, compresi i lavori di facchinaggio, di pulizia e di manutenzione ordinaria degli impianti, da eseguirsi nell'interno delle aziende con organizzazione e gestione propria dell'appaltatore, sono tenuti in solido con quest'ultimo a corrispondere ai lavoratori da esso dipendenti un trattamento minimo inderogabile retributivo e ad assicurare un trattamento normativo, non inferiori a quelli spettanti ai lavoratori da loro dipendenti». Una previsione di parità di trattamento oggi limitata al solo lavoro somministrato che se estesa anche ai lavoratori in appalto ne fermerebbe certamente l’abuso.

Domenico Teramo

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